Finalmente tutti uguali

Che cosa può fare il comune cittadino contro lo strapotere dei potenti? Decisamente nulla. Se la sua protesta avrà successo, la sua esistenza potrà cambiare, ma non necessariamente in meglio. Nella storia spesso siamo passati da una situazione infernale ad un’altra. Lo schiavo si è trasformato in servo della gleba, il servo della gleba in operaio alla catena. Le proteste di chi chiedeva un po’ di giustizia sono state spesso soffocate nel sangue o sul rogo. Ai cittadini inermi non restava che ricordare la fine comune di tutti gli esseri viventi con satire, poesie o pitture, sperando in questo modo di limitare l’arroganza del potere.

Nel 1336 Buffalmacco inizia la più grande rappresentazione del Trionfo della Morte nel Cimitero di Pisa. Pontefici, imperatori, re e regine, villani e servi, sono ridotti ad un ammasso di scheletri e cadaveri. La Morte trionfante accomuna tutti sotto lo stesso destino.

Un’altra opera decisamente sconvolgente -Il trionfo della Morte- di Brueghel, del 1562, è la condanna, non solo dei prepotenti, ma pure delle continue guerre che distruggevano qualsiasi forma di vita senza pietà. L’imperatore, in basso a sinistra (la posizione meno importante nella lettura di un quadro),  sorregge un prelato moribondo in mezzo ad un mare di scheletri che stanno massacrando uomini, animali ed alberi. Il tutto dipinto su un incredibile sfondo giallo e rosso i colori dell’inferno, delle guerre e dei saccheggi.

Le pitture su questo tema si diffondono in tutta Europa commissionate dalle classi borghesi e dal popolo per protestare contro il soverchiante potere costituito. Molte sono state distrutte dall’incuria -spesso voluta- dei principi, altre sono state cancellate da chi deteneva il potere e non amava troppa dimostrazione di uguaglianza.

Si conservano ancora abbastanza bene gli affreschi di Simone Baschenis di Averaria, eseguiti nel 1539 per la chiesa di Pinzolo, su commissione delle confraternite dei Battuti e dei Flagellanti del luogo. Con queste macabre raffigurazioni si prendono di mira le oligarchie imperanti: il principe vescovo, i signorotti locali, gli abati che vivevano nel lusso, incuranti delle miserie del popolo e dei princìpi della carità cristiana.

La morte è rappresentata in movimento e si esprime in una danza frenetica che trascina nel suo veloce ballo ogni tipo di individuo, dal potente al misero. Le persone, a differenza della morte, sono rappresentate immobili, quasi pietrificate dal terrore.

I morti, o morituri, sono dipinti in successione gerarchica, dal papa all’imperatore, dal re alla regina, al duca, fino ai signorotti locali. E poi le persone semplici nelle diverse età della vita: il giovane, l’adulto, il vecchio. Nessuno viene risparmiato e sopra tutti troneggia un’altra grande Morte a cavallo che lancia frecce e strali. Una pittura semplice e popolare, espressione di un’arte povera ma ricca di intensi valori morali. Un appello alla protesta ed alla ribellione contro il potere ingiusto e corrotto.

Le pitture sono accompagnate da scritte esplicative. Trascrivo, quale esempio, quella per il re e la regina.

-Dico a voi, insigne re o regina, e a te, nobile conte, vorreste sfuggirmi in nome del vostro lignaggio. “mors est ultima finis” solo questo vale! Gli stemmi araldici non possono celare la vostra natura di uomini. Per me siete uguali a tutti gli altri.-

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2 risposte a Finalmente tutti uguali

  1. Renata Righi ha detto:

    Non c’è legge nè costituzione che tenga, nè ieri nè oggi:: solo la morte rende veramente uguali gli esseri umani ! Bella la citazione della nostra stupenda chiesa di Carisolo che con gli affreschi della danza macabra mette in risalto l’azione egualitaria della morte…

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