Della città dell’aquila, la grande Aquileia, il più importante porto mercantile del Nord Italia, fino al 300 d.C, restano molte tracce portate alla luce soprattutto durante gli ultimi due secoli. I reperti più importanti sono stati collocati nell’attuale Museo Archeologico creato nel 1879 da Francesco Giuseppe, probabilmente per ovviare agli effetti di una legge dell’impero asburgico del 1846, che permetteva a tutti di scavare e possedere reperti archeologici. Si entra nell’edificio passando attraverso uno splendido giardino in cui ci sono ancora i cipressi, il glicine e la magnolia piantati dagli Austriaci. Saltano subito agli occhi le strane piramidi disegnate da Enrico Maionica e costruite con le urne cinerarie che contenevano ciascuna le ceneri di un antico abitante di Aquileia. Entrando nel museo si notano una serie di teste proveniente da vari siti funerari. Spesso sono la sola parte che rimane di una statua. Appartengono a varie epoche e sono state tutte eseguite facendo il calco con una maschera di cera sul viso del defunto per cui spesso l’espressione è tesa e sofferente. Di seguito il “solco primigenio” della colonia aquileiese del I sec. a.C. I buoi, bardati a festa, tirano l’aratro davanti ad un gruppo di magistrati e segnano le fondazioni della nuova città romana. La tavola calcarea, probabilmente del 183 a.C. recita -Lucio Manlio Acidino, figlio di Lucio triumviro incaricato della fondazione della colonia di Aquileia- Nella stanza attigua sono collocate le grandi sculture degli imperatori Augusto e Claudio accanto alla statua di Antonia Minore, madre di Claudio. Augusto è rappresentato con il capo velato in veste di pontefice massimo. Claudio è raffigurato con il mantello militare riservato agli ufficiali. Piena di autorità e dignità la statua che raffigura quasi sicuramente Antonia. Statue funerarie del I secolo a. C. ritrovate in due necropoli a nord-ovest della città. Davanti alla parete destra della stanza predomina la figura del Navarca del I sec. a.C. L’ammiraglio trovato nella sua tomba con la prua di una nave da guerra e l’urna cineraria. Pure di questo periodo sono il busto di donna che tiene in mano una mela ed il busto di soldato con l’armatura. Ed ecco la statua proveniente dal sepolcreto. Il ritratto di un ragazzo del II sec. d.C. Bellissima l’urna raffigurante il banchetto funerario che si teneva nove giorni dopo la sepoltura del defunto e che si ripeteva ad ogni anniversario. Frammento di sarcofago proveniente dall’Attica della seconda metà del II sec. d.C. raffigurante alcuni putti che corteggiano Venere, due dei quali hanno trovato un vaso pieno di vino. Proviene dall’Attica pure il frammento di scena di battaglia del II sec. d. C. e il soldato che si avvia alla battaglia. Al centro della stanza seguente domina la statua di Venere della fine del I secolo a.C Era situata probabilmente in un altare pubblico . Anche il primo piano è ricchissimo di sorprese. Nella prima vetrina ci sono statuette votive dedicate ad Iside del II sec. a.C a Imhotep ed a Mercurio il dio dei mercanti , particolarmente venerato in una zona commerciale come Aquileia. Da notare la testa di Iside -poi Demetra, la dea delle messi- in terracotta. La testa è sormontata dalla tipica corona con il disco del sole e la luna calante Incredibile la sezione dedicata alle gemme ed alla loro lavorazione . Su una piccola gemma, grande quanto un’unghia, si trovano incise perfette figure di divinità o di eroi o di elementi naturali. Sono pietre di diaspro, pasta di vetro, agata o ambra, appartenenti a diversi secoli di cui ben poco si può vedere nella foto. Aquileia fu, fino al II sec. d.C, il più importante centro della produzione e della lavorazione dell’ambra. Molte delle gemme erano fatte di una dimensione tale da poter essere inserite in un anello che veniva usato come sigillo. Impressionante pure la collezione di bronzetti, oggetti in vetro, da toeletta. Tralascio la collezione di monete, protette dai vetri che riflettono l’immagine e che quindi non posso mostrare, per dirigermi verso il lapidario dove sono sistemati i monumenti funebri ed il materiale architettonico. Al centro del giardino domina il grande mausoleo funerario dei Curii , della prima metà del I sec. d.C. e lungo il percorso si susseguono particolari architettonici, statue e lapidi di ogni tipo. Ed arriviamo ai mosaici del fondo Cossar (scavi austriaci del 1859-1860) raffiguranti, il primo, una nereide su toro marino del I sec. a. C. Da notare il serto di vite sul capo del toro e la coda a forma di pesce, l’amorino che regge un dardo ed una fiaccola accesa. Il secondo, i mosaici che ritraggono gli atleti. Particolare del mosaico con il ritratto di un tritone dal corpo umano nella parte superiore, con la coda nella parte inferiore, su cui è seduta la ninfa del mare Klimene. Il prossimo grande mosaico proviene da una casa che si trovava ad est del foro e che si può datare tra il I sec. a.C. ed il I d.C.. Affascinanti le teste dei gladiatori delle quali mostro solamente quella del vecchio gladiatore che decorava il frigidarium nelle grandi terme e significava probabilmente il grande esercizio che si doveva fare per eccellere nello sport. Un veloce sguardo alla sezione dedicata ai gladiatori e a quella dedicata alle teste ideali, che raccoglie statue provenienti dalle abitazioni e che mostrano l’ideale della bellezza greca a cui si ispiravano i cittadini romani. Un posto magico a cui non riesco a smettere di pensare.
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Meta
Non immaginavo ci fosse una tal quantità di reperti ad Aquilea. Ricordo della sua importanza storica e delle sue tracce nei libri, ma effettivamente a vederne le tracce lascia ben immaginare quale potesse essere il suo ruolo in passato.
Ci sono scavi e reperti dappertutto, naturalmente io ne posso mostrare solo pochi, ma il luogo è veramente suggestivo, merita un lungo viaggio. Grazie per la tua cortese attenzione Lois e buon lavoro in mezzo ai reperti della tua splendida città.