Aion-Fanes e Orfeo

Il visitatore della Galleria Estense di Modena è accolto all’ingresso da una straordinaria tavoletta di marmo nella quale sono rappresentati i principi della filosofia e dei misteri orfici che influenzeranno tutta la cultura letteraria e filosofica occidentale. L’opera, proveniente dalle collezioni di Sigismondo d’Este, risale al II secolo d.C. ed è stata ritrovata all’interno di un Mitreo a Roma. Riporta, sulla sinistra in basso, un’iscrizione dedicata a Felix, citato con il titolo di Pater, il più alto grado della sapienza mitriaca. Come ho già scritto nel post -Buon Natale- il culto di Mitra, antica divinità di origini indiane, si diffonde prima in Grecia e poi a Roma dal I secolo a.C. assumendo caratteristiche che lo differenzieranno dal culto indiano e persiano e lo renderanno molto simile ai culti di origine egiziana e orfica.g.estense 012      L’opera della Galleria Estense è la raffigurazione di Aion Phanes. Il giovane avvolto nelle spire del serpente è Aion, divinità ellenica associata al tempo, che racchiude tutto l’universo. E’ il dio dell’eternità; il tempo illimitato che emerge dal caos primitivo. Aion è spesso identificato con Osiride nella SUDA (enciclopedia bizantina dell’XI secolo)                Il serpente avvolge anche Fanes o Phanes, chiamato anche Protogones (il primo nato) ossia la prima divinità nata all’origine di tutte le esistenze nella cosmogonia orfica. Fanes, emerso all’origine dall’uovo cosmico, non era né maschio né femmina e da esso si genererà tutto quello che c’è nell’Universo. Aion-Fanes, dopo aver creato il mondo esistente, passa lo scettro alla figlia, la Notte, che lo cede a sua volta a Urano, il Cielo, e quindi a Cronos, il dio del Tempo e in seguito a Zeus, l’ultimo reggitore del mondo.g.estense 021                                                                    Aion-Fanes emerge dall’uovo che, in tutte le cosmogonie, svolge il ruolo di immagine e modello della totalità. L’uovo succede al caos primitivo,  lo modella e lo  organizza racchiudendo in sé tutti gli elementi che compongono il cosmo. L’uovo rappresenta pure il rinnovamento periodico della Natura la quale d’inverno sembra morire per rinascere a primavera e quindi rappresenta  la creazione perpetua del cosmo in cui nulla si distrugge ma tutto si trasforma.                                                                                                                                          Il serpente che avvolge con le sue spire Aion-Fanes rappresenta simbolicamente la ciclicità della vita e è colui che sostiene il mondo e gli assicura stabilità. Atum, creatore della terra per gli Egiziani, il grande serpente originario dal quale tutto deriva, dopo aver creato la terra e gli uomini si pose davanti alla sua opera ed esclamò –Io sono colui che rimane. Il mondo tornerà al caos, all’indifferenziato, io mi trasformerò allora nel serpente che nessun uomo conosce, che nessun uomo vede- (dal Libro dei Morti 222-223)          Nel pensiero orfico Ananke, la dea della necessità che domina tutti i viventi, era accoppiata con un grande serpente chiamato Cronos, il dio del tempo, che formava una spira che stringeva tutto l’universo. Tempo e Necessità impongono un limite a tutte le nostre azioni ed agiscono insieme serrando l’individuo in una morsa talvolta mortale.

Egamo 236                  Il serpente è il grande generatore e signore della terra, è il nemico del sole al quale si oppone. Rappresenta anche la materia che contrasta lo spirito  ma è nello stesso tempo la forza della natura senza la quale lo spirito non può esistere. Il serpente ha spesso tre teste (di leone, toro o ariete) Qui, nella nostra tavoletta, la testa del leone esce dal petto  di Aion. Il leone è simbolo della potenza, ma anche del dio Sole. Spesso in Egitto due leoni accostati rappresentavano il Sole che sorge e tramonta.

Le Ali indicano la facoltà della conoscenza. Colui che comprende ha le ali e fa parte dell’elemento Aria che avvolge il Cosmo e che permette la vita e la saggezza. Nel –Corpus Hermeticum-attribuito a Ermete Trismegisto (il dio egiziano Thot) tradotto in latino da Marsilio Ficino nel 1463 per ordine di Cosimo de’ Medici, si legge l’importanza attribuita  dagli Antichi e quindi dal Rinascimento, alla conoscenza. Infatti si dice chiaramente:            “Il peccato dell’anima è costituito dall’ignoranza. Quando infatti un’anima non è capace di conoscere gli esseri, né la loro natura, né il bene, ma è del tutto cieca, allora è soggetta alle passioni del corpo, e la sventurata, essendo stata incapace di riconoscere se stessa, diviene schiava  di corpi mostruosi e perversi, porta il suo corpo come un fardello, non lo domina ma ne è dominata.                                                                                                                                             La virtù dell’anima è la conoscenza; colui che conosce, infatti, è anche buono, pio e è già divino” (la melagrana.net)

Lo scettro rappresenta il potere del Tempo su tutto il cosmo e rappresenta pure, come in Egitto, la possibilità di eseguire la propria volontà.

Il simbolo dello Zodiaco che avvolge con i suoi dodici segni l’uovo cosmico, non ha bisogno di noiose spiegazioni. Lo si ritrova uguale in tutti i popoli antichi e moderni e rappresenta, in tutti, le dodici costellazioni . Somma di simboli cosmici che avvolgono l’ellittica in cui si muovono i pianeti, lo Zodiaco rappresenta il ciclo completo per eccellenza. Parte dall’Ariete, che rappresenta l’impulso primordiale e che precede la nascita dell’Universo, per giungere fino ai Pesci che rappresentano il mondo interiore.

Nelle religioni politeiste i nomi e le attribuzioni degli dei spesso cambiano, generando in noi monoteisti, confusione e perplessità. In realtà il politeismo degli Antichi è solo apparente. Anche per gli Egizi, e non solo per il faraone Akhenaton, esiste un solo dio ; l’Universo o Cosmo in cui si muovono i pianeti e si esprimono i vari aspetti della Natura, i quali sono venerati come dei perché espressione dell’Universo. Aion-Fanes è per gli Egizi Osiride, fatto in 14 pezzi dal fratello Seth e ricomposto dalla sorella e sposa Iside. Per i Greci è Orfeo, personaggio mitico , che si dice sia vissuto in Tracia nel XIV secolo a.C e che abbia viaggiato a lungo in Egitto. Disperato per la perdita di Euridice, che con il suo canto celeste non è riuscito a riportare in vita, verrà fatto a pezzi dalle Baccanti e poi, secondo la leggenda, ricomposto dal padre Apollo.g.estense 017               Da lui deriva la religione misterica chiamata orfismo che afferma che l’anima umana è un frammento dell’Universo, quindi dell’essere divino. L’anima è chiusa nel corpo come in una prigione  e è condannata a trasmigrare di corpo in corpo fino a quando avrà espiato la colpa originaria. Il seguace della dottrina orfica non deve praticare  violenza verso nessun essere vivente, quindi non deve mangiare carne, né naturalmente fare sacrifici di animali agli dei. Agli dei si può inneggiare bruciando profumi estratti dalle piante e cantando loro canzoni.                                                                                                                                                                   I più grandi filosofi greci sono stati sicuramente influenzati dalla filosofia orfica; da Pitagora ad Empedocle, da Eraclito a Platone. Per non parlare  della sua influenza sull’antica Roma. Condannata e quindi apparentemente abbandonata nel Medioevo, la religione orfica subì una notevole rivalutazione nel Rinascimento, soprattutto da parte dei fondatori dell’Accademia Neoplatonica Fiorentina, come Pico della Mirandola e Marsilio Ficino  che tradusse gli Inni Orfici in latino in giovane età ma che non osò pubblicarli per non essere accusato di paganesimo.

Gli Inni Orfici sono 87 e sono tutti bellissimi. Hanno influenzato non solo tutta la cultura rinascimentale, ma anche il Romanticismo e la cultura moderna e contemporanea di cui spesso sono fonte di palese ispirazione ma non di citazione.                                                                  Oggi noi possiamo leggerli in Internet tradotti in italiano da Giuseppe Faggin -Collezione Vidya, e, trascorrendo  un po’ di tempo in loro compagnia, possiamo renderci conto della bellezza e della grazia che dominava la vita degli Antichi.                                                  Riporto un solo breve esempio: l’inno XXVI  dedicato alla dea Gaia, la Terra.

ALLA TERRA

profumo di ogni seme                                                                                                                              fuorché di fave e di aromi.

O dea Gaia, madre dei celesti e degli uomini mortali,                                                    che tutto nutri e tutto doni e conduci a buon fine e tutto distruggi,                           che ti vesti di fiori e porti frutti e di belle stagioni ti allieti,                                         dimora del mondo immortale, vergine multiforme,                                                       che con penose doglie i variopinti frutti produci;                                                            o eterna, o venerata, dai semi ricolmi e dalla sorte felice,                                           che ami le fresche erbe odorate, o nume fiorente,                                                            che ami le piogge, a cui d’attorno il mondo ben costrutto degli astri                      per legge eterna si volve e con ritmo possente.                                                                Matura, o dea beata, i dolcissimi frutti                                                                                e con benigno cuore assisti alle stagioni feconde.

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