Santi e arte

carrara 340             Il san Girolamo penitente di Alvise Vivarini del 1475, non raffigura solamente un episodio della vita del santo, riesce pure ad esprimere la concezione della realtà che sta alla base di tutto il cristianesimo delle origini. Gli eremiti e gli asceti , che soprattutto in Oriente andavano a cercare la perfezione spirituale nella solitudine del deserto, macerando il proprio corpo e condannando con l’esempio la vita agiata che la loro origine familiare  avrebbe permesso, esprimono e diffondono un modo di pensare che dominerà tutta l’Europa cristiana dei secoli seguenti, ossia il disprezzo della natura di cui il nostro corpo è parte e che si deve annullare affinché l’anima immortale si congiunga con Dio. Il sasso che Girolamo tiene in mano vuole schiacciare le espressioni naturali della vita, quelle stesse espressioni in cui gli antichi vedevano la divinità e che come tali adoravano. Nelle sorgenti e nei fiumi i Greci e i Romani vedevano il dio dell’acqua e le ninfe, negli alberi la reincarnazione di qualche fanciulla sfuggita a Giove, nelle stelle le dee, nelle rocce Vulcano mentre Giove dal cielo lanciava i suoi fulmini e Diana proteggeva le foreste. Anche i pagani del nord Europa vedevano nella natura una manifestazione della divinità e adoravano i loro boschi sacri che san Martino e gli altri santi cristiani si affrettarono ad abbattere. L’uomo, prima del cristianesimo, è una parte del ciclo vitale  come tutti gli altri esseri viventi, poi diventa il signore  della natura che può controllare e dominare, distruggere e schiacciare se si oppone anche simbolicamente alla marcia trionfale dell’antropocentrismo. Da una parte ecco il dominatore dell’universo che asservisce anche il suo corpo, lo lacera e tortura, dall’altra l’anima immortale che vince le regole della vilipesa natura e vive in eterno.

Le tavole dell’Accademia Carrara che rappresentano san Girolamo sono decisamente numerose. Molti artisti immaginano il santo nel deserto  come nella tavola di Fiorenzo di Lorenzo del 1485-88,carrara 437                                                      in una raffigurazione ancora medioevale, con il cerchio d’oro attorno al capo e con il leone che si mimetizza tra le rocce.carrara 408                         In un paesaggio che ricorda la pittura veneta Giovanni Mansueti, allievo di Bellini nel 1515-20 dipinge un Girolamo penitente di enormi dimensioni in rapporto al leone, all’orso e agli altri animali che gli stanno intorno. Il pittore evidentemente vuole sottolineare l’importanza dell’essere umano e del santo su tutti gli altri esseri viventi.                                                  San Gerolamo era però anche un grande studioso e traduttore della Bibbia in latino. Scrisse numerose opere di teologia, ma, in contrasto con i vertici ecclesiali, si allontanò da Roma  per andare a vivere a Betlemme dove morirà. Lo dipinge in questa città sacra Bartolomeo Montagna intorno al 1515-20, con vicino il leone al quale, nella leggenda, aveva tolto una spina dalla zampa.carrara 330                             Questa volta il santo è vestito come un abate: gli fanno da sfondo chiese, conventi, animali fra cui un orso, un cervo, un’upupa, un babbuino e alcuni monaci.

carrara 549                           Ma ecco 4 tavolette, probabilmente decorazioni di reliquari di santi e di martiri che possono dare delle idee anche al criminale più sadico e fantasioso: sono opera di Bagnacavallo il Vecchio  del 1510-15.carrara 550                                   Nella prima tavola abbiamo il martirio di san Bartolomeo. Si narra che Bartolomeo, amico dell’apostolo Filippo, si dedicò alla predicazione del Vangelo compiendo nel frattempo numerosi miracoli. In Armenia venne catturato e scuoiato vivo dai pagani . Viene raffigurato con in mano un libro, i capelli sciolti, nudo mentre sta per essere spellato.carrara 551                                    Giacomo Interciso era un personaggio ragguardevole alla corte del re di Persia; siccome si era convertito al cristianesimo gli furono tagliati, uno alla volta, prima le dita, poi i piedi, poi le mani e le braccia e alla fine la testa.                                                                                                                                          Ma è nella seguente tavoletta che ho incominciato a meditare sulle origini del sadismo e del masochismo nella nostra società.carrara 552                              Raffigura il martirio di sant’Erasmo a cui viene arrotolato l’intestino. Erasmo, vescovo del III-IV secolo, rifiuta, richiesto dall’imperatore Massimiano, di sacrificare agli idoli, per questo viene torturato e imprigionato. Liberato dall’Arcangelo Michele  fugge a Formia dove morirà.carrara 553                        Nell’ultima tavoletta si pensa sia raffigurato san Biagio vescovo di Sebaste. Costui, perseguitato dai Romani, si rifugiò in una grotta, scoperto viene torturato con uncini e pettini di ferro e con altri mezzi che preferisco non riportare. Altre sei tavolette, ora in collezioni private, con altri martìri di santi, completano l’opera del Bagnacavallo, ovvero Bartolomeo Ramenghi, allievo di Raffaello.                                                                     L’autore appartiene cronologicamente al Rinascimento e nella descrizione dei personaggi si nota l’influenza del suo grande maestro, quindi il sadismo, apertamente raffigurato deriva sicuramente dalle espresse richieste dei committenti . Le società si evolvono nel tempo, assimilano idee nuove, le rielaborano e le fanno proprie, ma una società non è un organismo omogeneo, è composta da diverse classi sociali, con diverse esigenze e diverse concezioni della vita e della realtà. Le idee partono dall’alto, ossia da chi ha il tempo e i mezzi per produrle e rielaborarle e poi, un po’ alla volta si diffondono  nelle classi sociali meno privilegiate alle quali appartiene la maggior parte della popolazione. Il  potere non ha mai interesse a diffondere idee nuove nella massa e il potere è sempre collegato nel mondo occidentale, alla religione, il braccio destro di chi comanda e che ha interesse a che la massa rimanga nella paura e nel terrore   dei castighi divini. Non ci dobbiamo quindi stupire se nelle raffigurazioni dei santi e dei loro miracoli, destinati alle chiese e ai conventi esiste ancora, nell’epoca rinascimentale, una visione della vita dominata dal castigo divino, dalle torture ai santi, dalla sofferenza dell’inferno e dalla visione del paradiso per i beati, tutti resti di una cultura medioevale che domina ancora nella nostra società. Per compiere un parallelo con i nostri tempi faccio solamente notare che accanto agli scienziati che studiano le particelle infinitesimali e rielaborano nuove teorie del cosmo, esiste una massa di persone che rifiuta ancora le teorie di Darwin, che crede negli esorcismi, nelle virtù taumaturgiche dell’acqua di Lourdes, nel sangue di san Gennaro, nelle apparizioni della Vergine, ecc.. E, cosa peggiore, esistono politici che utilizzano queste stesse credenze per i loro fini. Ma non voglio fare l’antropologa della domenica              quindi passo a mostrare altre raffigurazioni di santi.carrara 588                                   La -Madonna con Bambino, san Michele, santa Lucia e sant’Alberto e devoti- di Gerolamo Giovenone del 1527 è un’opera in stile rinascimentale ma con profondi legami con la pittura più antica, soprattutto per lo sfondo oro (malamente rifatto) e per la divisione in tre scomparti tipica dello stile gotico. Il trittico è una conferma di quanto ho detto sopra ossia che le opere religiose per devozione privata spesso sono  richieste da committenti che prediligono uno stile più antico.      carrara 586                                  A sinistra abbiamo l’arcangelo Michele con la bilancia in mano per pesare le anime, probabilmente quella del committente inginocchiato e un’altra santa di cui è difficile l’identificazione.                          carrara 585                               A destra invece, chiaramente identificabile, santa Lucia regge in un vassoio i suoi occhi. La bella e giovane fanciulla siracusana, denunciata dal fidanzato quando scopre che lei era diventata cristiana, viene condannata ad entrare in un bordello. Per non vederlo lei si cava gli occhi. Finalmente viene scannata con un coltello alla gola con cui talvolta viene raffigurata. Accanto a lei, sant’Alberto legge un testo. Il santo, nato in Germania nel XIII secolo, entra nell’ordine domenicano e diventa un famoso teologo, maestro di san Tommaso. Viene raffigurato mentre scrive o mentre predica dal pulpito con un libro in mano e una penna.                                                         Spesso i committenti scelgono di raffigurare i santi  che portano il loro nome per cui i due personaggi inginocchiati probabilmente si chiamavano Alberto (o Michele ) e Lucia.carrara 492                                               San Lorenzo è un altro santo facilmente riconoscibile perché sempre dipinto sulla graticola. L’opera di Antonio Boselli per la chiesa di sant’Agata a Bergamo, lo ritrae completamente vestito tra i santi Giovanni Battista e Barnaba. Il santo è una figura imponente che domina tutto lo spazio pittorico e che ricorda che il martirio subito  per non aver voluto consegnare i tesori della chiesa al prefetto romano, lo hanno innalzato al di sopra dei comuni mortali di cui è diventato guida e conforto. Lorenzo è quasi sempre raffigurato sulla graticola con la palma del martirio in mano, un libro, la borsa dei poveri . Sulla destra vediamo san Barnaba con l’immancabile barba bianca . Un santo apostolo del I secolo che secondo la tradizione evangelizzò Alessandria e l’Italia settentrionale fondando la chiesa di Milano. Qui non possiede  nessuna delle sue caratteristiche iconografiche, ossia la lancia, le pietre e il libro.carrara 490                  San Cristoforo di Antonio Boselli del 1515 .                                                                                            San Cristoforo  è raffigurato come un gigante con la testa di cane nell’arte bizantina. Viene accostato per questa sua caratteristica al dio egiziano Anubi che traghettava le anime dal regno dei vivi a quello dei morti. La sua immagine ha fatto dire a molti studiosi che i santi cristiani derivano dagli dei pagani, probabilmente in molti casi è vero, ma il loro significato nel mondo cristiano cambia completamente. Cristoforo (=portatore di Cristo in greco) trasporta sulle spalle un bambino che diventa sempre più pesante man mano che i due si inoltrano nel torrente il che vorrebbe significare che l’uomo cristiano è diventato individualmente responsabile di tutto il mondo.carrara 454                        Sant’Orsola e le 10.000 vergini è un’opera di Andrea Previtali del 1520-25. Anche la vita di sant’Orsola, come quella di quasi tutti i santi è avvolta nella leggenda. Essendo però una santa dei Paesi Nordici, era figlia di un re, precisamente quello della Britannia. Era bellissima e segretamente si era convertita al cristianesimo. Il padre la promise in sposa a un re pagano. Lei chiese una dilazione di 3 anni e con 10 fanciulle (diventate 10.000 nella trascrizione) si recò a Roma in visita al papa dove trovò anche il fidanzato che nel frattempo si era convertito. Ritornata in patria subì il martirio. E’ raffigurata in mezzo alle sue vergini con il vessillo bianco e la croce rossa, la colomba, la corona e talvolta una nave. E’ la protettrice di Colonia e di Delft, della Sorbona e ovviamente anche  delle Orsoline.carrara 097                         Paolo Veronese e bottega dipingono nel 1586-87 santa Cristina che distribuisce ai poveri frammenti di idoli pagani dorati. Figlia del magistrato di Bolsena, la povera fanciulla viene torturata dal padre in molti modi affinché ripudiasse la religione cristiana alla quale si era convertita. Viene raffigurata sempre con gli strumenti delle sue torture ossia la macina da mulino, i serpenti, le tenaglie e la freccia. Non stupisce che il Veronese preferisca raffigurarla in un episodio poco conosciuto evitando martiri sanguinolenti anche se l’opera era destinata alla chiesa di sant’Antonio abate di Torcello.carrara 577                      Due splendide tavolette dello Pseudo Giovenone del 1530 circa raffigurano san Bonaventura docente e san Bonaventura nello studio.carrara 578                                 Bonaventura, nato da una famiglia agiata nel XIII secolo, entra nell’ordine dei francescani di cui divenne ministro generale e quindi viene nominato cardinale. Famoso docente di teologia fu pure un grande scrittore di opere religiose. Viene raffigurato  giovane, con il cappello cardinalizio, con il libro e nello studio.carrara 394                        Santa Maria Maddalena e san Giovanni d’Arimatea del 1515-30carrara 395                            sono opera di un pittore della Germania meridionale. Sono due tavole interessanti soprattutto dal punto di vista artistico, infatti i due quadri si collegano direttamente allo stile dei maestri della Donauschule.                                  Santa Maria Maddalena, personaggio biblico, viene menzionata come discepola di Gesù, talvolta viene confusa con Maria di Betania, la peccatrice. Spesso è raffigurata con una capigliatura fluente e con il vaso di unguenti. Di Giuseppe d’Arimatea si narra che diede sepoltura alla salma di Cristo ricoprendola di unguenti e che venne imprigionato dai Giudei in una torre perché vi morisse di fame. Si salvò miracolosamente. Viene rappresentato con il sudario, il vaso di unguenti, una corona di spine e una lancia.

Nel medioevo, un’epoca dominata dalla religione alla quale non sfugge nessun aspetto dell’esistenza, il culto dei santi, soprattutto dei martiri, è un modo per ottenere protezione contro le calamità della vita terrena, ma anche una garanzia per evitare le pene dell’inferno. Il santo è colui che protegge e aiuta chi si è raccomandato a lui e che, come in un rapporto di clientela, in cambio delle offerte, delle preghiere e dei ceri, dona la sua garanzia per la salvezza. Spesso i santi sono creati dal popolo che proclama a gran voce la santità del martire  o asceta preferito. Il corpo del santo, anche una sua piccola parte, ossia la reliquia, diventa il punto di contatto tra i fedeli e la divinità. Chi aveva subito il martirio, oppure si era macerato nell’ascetismo, aveva un corpo  che ‘profumava di santità’ tangibile dimostrazione della sua capacità di proteggere i fedeli e la loro città. Oggi, pur in situazioni , modi di vivere, disponibilità di mezzi di comunicazione efficienti, in cui la cultura è alla portata di tutti e non esiste più l’analfabetismo, la mentalità in alcune classi sociali è rimasta la stessa dei secoli prerinascimentali. Cito solamente alcuni episodi come la venerazione di cui è stato fatto oggetto padre Pio con le sue stimmate e la richiesta insistente da parte dei fedeli che sia fatto santo, richiesta che la chiesa ha accolto con molte incertezze. Non molti anni or sono il popolo chiedeva   a gran voce che il papa Wojtyla venisse fatto santo subito e le code interminabili davanti al suo cadavere a cui si scattavano le foto con il telefonino, mi hanno fatto pensare che la differenza tra il medioevo ed oggi consiste nei mezzi di trasporto per raggiungere i posti sacri  e nel modo di riprodurre le fattezze del venerato; oggi alla portata di tutti con un clic, ma il cui risultato estetico è molto lontano dal piccolo trittico devozionale  di  Paolo di Giovanni di Fei del 1390-1400carrara 383             che raffigura nella parte centrale, accanto alla Vergine, le nozze mistiche di santa Caterina, principessa  cristiana di Alessandria d’Egitto che rifiuta di sposare il governatore della città perché già sposata con  Cristo (segue martirio)carrara 385               Sugli sportelli sono raffigurati altri 4 santi che ormai i miei lettori sapranno sicuramente riconoscere da soli.

Bibliografia.

v. -Arte e santi-

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